domenica 22 novembre 2020

CHIAMALA SE VUOI TRIPPASSEA

In pratica la trippa in fricassea.

La mucca è sacra, ne sono convinta anche io. Che sia benedetta da Dio non v’è dubbio alcuno. Che Dio fosse più innamorato delle mucche che degli uomini si palesa nel numero di stomaci che ha regalato alle vacche: 4 mica uno solo, come il nostro, piccolo e striminzito e spesso affetto da gastrite. 
Tant’è che noi assegniamo la fascia di miss bellezza alla donna più magra, in uno stabilimento termale con acque sulfuree e puzzolenti, mentre è la vacca più in carne a ricevere la prestigiosa e ambita gualdrappa alla fiera del bue grasso, tra odori di bollito misto e bagnet vert.
Chi avrà goduto di più a ricevere quella fascia della vittoria?
Pensate a quanta bellezza sta dietro a quattro stomaci da riempire. La gioia di masticare in continuazione e quando il cibo finisce, riportarlo dallo stomaco alla bocca e continuare a masticare. Il chewing gum alla vacca gli fa vento, mentre noi uomini possiamo solo ruminare pensieri col cervello. In questo molti di noi sono vacche d’alta genealogia, vere fattrici col pedigree.
E comunque non è delle vacche che volevo parlare, ma della trippa in fricassea, altrimenti detta Trippassea.

Prendete uno degli stomaci della vacca (uno dei primi 3, che l’ultimo, il lampredotto è un altro paio di maniche..). Se partite dal presupposto che la trippa non è mai troppa, allora prendete il primo stomaco o croce, semplicemente perché è quello più grande (vanno bene anche cuffia o centopelle, cioè secondo e terzo stomaco). Tagliatelo a strisce sottili, ma non chiamatela julienne di trippa perché vi prenderanno per il culo a vita. Giustamente. C’è già tanta Francia nella fricassée, che non importa insistere: si sa, il troppo stroppia, la trippa invece no, anche se è troppa.



Vediamo gli ingredienti di questa trippa toscanaccia che vuol fare la fine con l’erre moscia:
se hai stomaco prendimi grigia
di croce tagliami
con la cuffia mischiami
di centopelle intruppami
Vieni a comprarmi buona al Mercato di Sant’Ambrogio, ma non stare a dire che mi vuoi fare in fricassea, poeratté, sei finito, ti tratteranno come un pellaio sfoderando  uno di quei detti di fiorentini fantasiosi “la vor fare in fricassea, oh staheboni, l’è come mettere la cravatta a i' maiale”
Non ti curar di loro, se ami la trippa hai pelo sullo stomaco.
Se ti piace lessami
in burro e cipolla stufami
con salvia o rosmarino profumami
Poi lasciami in pace un’oretta almeno. Un par d’ore sarebbe anche meglio, li tranquilla a stufare.
Poi fuori dal fuoco nell’uovo e limone annegami e di fricassea avvolgimi.
Infine con un cucchiaio di senape stordiscimi.

E ora di trippassea riempiti.

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