In pratica
la trippa in fricassea.
La mucca è
sacra, ne sono convinta anche io. Che sia benedetta da Dio non v’è dubbio
alcuno. Che Dio fosse più innamorato delle mucche che degli uomini si palesa
nel numero di stomaci che ha regalato alle vacche: 4 mica uno solo, come il nostro,
piccolo e striminzito e spesso affetto da gastrite.
Tant’è che
noi assegniamo la fascia di miss bellezza alla donna più magra, in uno
stabilimento termale con acque sulfuree e puzzolenti, mentre è la vacca più in
carne a ricevere la prestigiosa e ambita gualdrappa alla fiera del bue grasso,
tra odori di bollito misto e bagnet vert.
Chi avrà
goduto di più a ricevere quella fascia della vittoria?
Pensate a quanta
bellezza sta dietro a quattro stomaci da riempire. La gioia di masticare in
continuazione e quando il cibo finisce, riportarlo dallo stomaco alla bocca e
continuare a masticare. Il chewing gum alla vacca gli fa vento, mentre noi uomini
possiamo solo ruminare pensieri col cervello. In questo molti di noi sono
vacche d’alta genealogia, vere fattrici col pedigree.
E comunque
non è delle vacche che volevo parlare, ma della trippa in fricassea, altrimenti
detta Trippassea.
Prendete uno
degli stomaci della vacca (uno dei primi 3, che l’ultimo, il lampredotto è un
altro paio di maniche..). Se partite dal presupposto che la trippa non è mai
troppa, allora prendete il primo stomaco o croce, semplicemente perché è quello
più grande (vanno bene anche cuffia o centopelle, cioè secondo e terzo stomaco). Tagliatelo a strisce sottili, ma non chiamatela julienne di trippa
perché vi prenderanno per il culo a vita. Giustamente. C’è già tanta Francia nella
fricassée, che non importa insistere: si sa, il troppo stroppia, la trippa
invece no, anche se è troppa.
Vediamo gli
ingredienti di questa trippa toscanaccia che vuol fare la fine con l’erre
moscia:
se hai
stomaco prendimi grigia
di croce
tagliami
con la
cuffia mischiami
di
centopelle intruppami
Vieni a comprarmi buona al Mercato di Sant’Ambrogio, ma non stare a dire che mi vuoi fare in fricassea, poeratté, sei finito, ti tratteranno come un pellaio sfoderando uno di quei detti di fiorentini fantasiosi
“la vor fare in fricassea, oh staheboni, l’è come mettere la cravatta a i' maiale”
Non ti curar
di loro, se ami la trippa hai pelo sullo stomaco.
Se ti piace
lessami
in burro e
cipolla stufami
con salvia o
rosmarino profumami
Poi lasciami
in pace un’oretta almeno. Un par d’ore sarebbe anche meglio, li tranquilla a
stufare.
Poi fuori
dal fuoco nell’uovo e limone annegami e di fricassea avvolgimi.
Infine con un
cucchiaio di senape stordiscimi.
E ora di
trippassea riempiti.
Ti lovvo, lo sai hahahaha
RispondiEliminaahahaha grazie Cristina, se me lo dici tu mi consola parecchio :-)
RispondiElimina